Fibrillazione atriale
Aggiornamento in Medicina
Uno studio ha valutato se un’eccessiva attività ectopica sopraventricolare fosse correlata al rischio di ictus, morte e fibrillazione atriale in persone senza precedente ictus o malattia cardiaca.
È stata valutata la coorte del Copenhagen Holter Study, rappresentata da 678 uomini e donne sane di età compresa tra 55 e 75 anni e senza storia di malattia cardiovascolare, fibrillazione atriale o ictus.
Tutti i pazienti hanno effettuato esami di laboratorio a digiuno e un monitoraggio ambulatoriale con elettrocardiogramma per 48 ore.
L’eccessiva attività ectopica sopraventricolare è stata definita come 30 più complessi sopraventricolari ectopici per ora o come qualsiasi episodio con run di complessi sopraventricolari ectopici maggiori o uguali a 20.
L'endpoint primario era il rischio di ictus o mortalità e quelli secondari erano mortalità totale, ictus e ricovero in ospedale per fibrillazione atriale.
Il follow-up mediano è stato di 6.3 anni.
In totale 70 persone hanno mostrato complessi sopraventricolari ectopici maggiori o uguali a 30 per ora e 42 hanno mostrato run dei complessi sopraventricolari ectopici con una lunghezza maggiore o uguale a 20 per un totale di 99 persone ( 14.6% ) con eccessiva attività sopraventricolare ectopica.
Il rischio di endpoint primario ( mortalità o ictus ) è risultato significativamente più elevato nei pazienti con eccessiva attività sopraventricolare ectopica rispetto agli altri dopo aggiustamento per fattori di rischio convenzionali ( hazard ratio, HR=1.64; P=0.036 ).
L'eccessiva attività sopraventricolare ectopica è risultata inoltre associata ad ammissioni in ospedale per fibrillazione atriale ( HR=2.78; P=0.033 ) e ictus ( HR=2.79; P=0.014 ).
Complessi ectopici, sopraventricolari come variabile continua sono inoltre risultati associati all'endpoint primario di ictus o di morte e al ricovero ospedaliero per fibrillazione atriale.
In conclusione, un’eccessiva attività ectopica sopraventricolare in persone apparentemente sane è associata allo sviluppo di fibrillazione atriale e a una prognosi infausta in termini di morte o ictus. ( Xagena2010 )
Binici Z et al, Circulation 2010; 121: 1904-1911
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