Fibrillazione atriale
Aggiornamento in Medicina
La progressione della fibrillazione parossistica a forme più sostenute è un fenomeno frequente, tuttavia non tutti i pazienti mostrano tale progressione.
In uno studio olandese sono stati inclusi 1.219 pazienti con fibrillazione parossistica che avevano partecipato al Euro Heart Survey sulla fibrillazione atriale e avevano uno stato ritmico noto al follow-up.
Sono stati identificati i pazienti che hanno mostrato progressione della fibrillazione atriale dopo 1 anno di follow-up.
La progressione della fibrillazione atriale è stata osservata in 178 ( 15% ) pazienti.
L'analisi multivariata ha mostrato che insufficienza cardiaca, età, precedente attacco ischemico transitorio ( TIA ) o ictus, malattia polmonare cronica ostruttiva e ipertensione erano i soli predittori indipendenti di progressione della fibrillazione atriale.
È stato calcolato il punteggio HATCH.
Circa il 50% dei pazienti con punteggio HATCH maggiore di 5 ha mostrato progressione verso la fibrillazione atriale persistente, rispetto a solo il 6% dei pazienti con punteggio HATCH pari a 0.
Durante il follow-up, i pazienti con progressione della fibrillazione atriale sono stati ricoverati più frequentemente in ospedale, e hanno presentato più eventi avversi cardiaci maggiori ( MACE ).
In conclusione, un numero sostanziale di pazienti progredisce verso fibrillazione atriale sostenuta entro 1 anno.
L'esito clinico di questi pazienti per quanto riguarda ricoveri ospedalieri ed eventi avversi cardiaci maggiori è risultato meno favorevole se confrontato con quello di pazienti senza progressione della fibrillazione atriale.
Fattori noti per la loro capacità di causare rimodellamento strutturale atriale ( età e malattia cardiaca sottostante ) sono risultati predittori indipendenti di progressione della fibrillazione atriale.
Il punteggio HATCH potrebbe aiutare a identificare i pazienti a maggiore probabilità di progressione verso forme sostenute di fibrillazione atriale. ( Xagena2010 )
de Vos C B et al, J Am Coll Cardiol 2010; 55:725-731
Cardio2010