Fibrillazione atriale
Aggiornamento in Medicina
Non è ancora stata stabilita la relativa sicurezza di Dabigatran ( Pradaxa ) rispetto a Warfarin ( Coumadin ) per il trattamento della fibrillazione atriale non-valvolare in ambiti di medicina generale.
Sono state formate coorti di nuovi utilizzatori anziani abbinati per punteggio di propensione, arruolati in Medicare che hanno iniziato ad assumere Dabigatran o Warfarin per il trattamento della fibrillazione atriale non-valvolare tra il 2010 e il 2012.
Tra 134.414 pazienti con 37.587 anni-persona di follow-up, ci sono stati 2.715 eventi di esito primario.
Gli hazard ratio ( HR ) nel confronto tra Dabigatran e Warfarin ( riferimento ) sono stati i seguenti: ictus ischemico, 0.80; emorragia intracranica, 0.34; sanguinamento gastrointestinale maggiore, 1.28; infarto miocardico acuto, 0.92; morte, 0.86.
Nel sottogruppo trattato con Dabigatran 75 mg due volte al giorno, non vi è stata alcuna differenza di rischio rispetto a Warfarin per qualsiasi risultato tranne l’emorragia intracranica, nel cui caso il rischio di Dabigatran è stato minore.
La maggior parte dei pazienti trattati con Dabigatran 75 mg due volte al giorno è sembrata non avere una grave insufficienza renale, per quanto riguarda la popolazione destinata a questa dose.
Nel sottogruppo di Dabigatran 150 mg due volte al giorno, l'entità dell'effetto per ogni esito è risultata maggiore rispetto all’analisi dose combinata.
In conclusione, in ambiti di medicina generale, Dabigatran è associato a un ridotto rischio di ictus ischemico, emorragia intracranica, morte e aumento del rischio di emorragia gastrointestinale maggiore rispetto a Warfarin nei pazienti anziani con fibrillazione atriale non-valvolare.
Queste associazioni sono state più pronunciate nei pazienti trattati con Dabigatran 150 mg due volte al giorno, mentre l'associazione di 75 mg due volte al giorno con i risultati dello studio è stata indistinguibile dal Warfarin, tranne per un minore rischio di emorragia intracranica con Dabigatran. ( Xagena2015 )
Graham DJ et al, Circulation 2015;131:157-164
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